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Lavorare NELLA tua azienda Vs. lavorare SULLA tua azienda

Gestire e far crescere un’azienda è difficile. Uno studio di Eurostat indica che la percentuale media di aziende dell’Unione Europea nate nel 2012 e sopravvissute dopo 3 anni (2015) è del 56,2%, mentre al 2017 (dopo 5 anni) è del 43,9%.

Perché così tante aziende falliscono nei primi 5 anni di vita? Perché alcune imprese prosperano mentre altre fanno un’enorme fatica a sopravvivere?

I motivi possono essere tanti, ma un fenomeno ricorrente che si riscontra nelle micro e piccole imprese che faticano a restare sul mercato e crescere è quello dell’imprenditore tuttofare: senza la sua costante presenza nelle operazioni la sua azienda si ferma e non riesce a produrre risultati.

Un mio collega di industria, Matteo Aliotta, qualche tempo fa mi consigliò la lettura di “The E-Myth Revisited: Why Most Small Businesses Don’t Work and What to Do About It” di Michael E. Gerber.

In questo libro è esposto un concetto chiave di fondamentale importanza per tutti coloro che si riconoscono nella situazione dell’imprenditore tuttofare.

Per creare un business che funziona davvero devi passare da “lavorare NELLA tua azienda” a “lavorare SULLA tua azienda”.

È un cambiamento di prospettiva profondo.

La maggior parte degli imprenditori lavorano NELLA loro azienda, diventandone schiavi e perdendo il bene più prezioso: il loro tempo.

L’E-Myth (il mito dell’imprenditore) narra che, a prescindere da quanto ci si possa identificare con l’essere imprenditori, in realtà la maggior parte delle imprese non siano avviate da veri imprenditori. 

Per definizione, i veri imprenditori sono persone che avviano un business con la visione di creare un’azienda che non si basa sulla loro capacità di produrre risultati, ma che sia perfettamente in grado di produrli anche senza di loro.

  • Che succederebbe se tu domani non andassi in ufficio?
  • E se non ci andassi per una settimana? E per un mese?
  • La tua azienda sarebbe ancora in grado di produrre risultati? 
lavoro_azienda

La maggior parte delle imprese non sono avviate da imprenditori

Michael Gerber sostiene che la maggior parte delle imprese, infatti, siano avviate da quelli che lui chiama “tecnici”.

I tecnici sono quelle persone che avviano un business con la presunzione di pensare che sapendo fare bene una cosa siano automaticamente anche in grado di avviare e gestire un’impresa che si occupa di fare quel tipo di lavoro.

Questo presupposto è sbagliato. Infatti è anche la causa principale di fallimento delle imprese che questo tipo di persone avviano.

Ecco alcuni esempi tratti dal libro per spiegare questo concetto nella pratica:

  • Un graphic designer può avere la capacità tecnica di produrre grafiche superbe ma questo non significa che sappia cosa serve per fondare un’azienda di graphic design che possa fare una promessa ai suoi clienti e mantenerla ogni volta, in modo coerente e prevedibile.
  • Un elettricista può essere tecnicamente competente a cablare un edificio di grandi dimensioni, ma non significa che sappia come si costruisce il marketing, la finanza, il management, la soddisfazione del cliente o i processi di leadership di cui ogni grande azienda di successo ha bisogno.
  • Un agente immobiliare può essere bravissimo nel rappresentare i clienti che cercano o vendono casa, ma non significa che sia in grado di creare una società immobiliare che possa operare e crescere, senza la sua capacità personale di reperire e chiudere buoni affari di compravendita.
imprenditore

Cosa vuol dire essere “un tecnico”

Un tecnico è un appassionato del prodotto o del servizio che offre al mercato. Ha iniziato un lavoro per passione, ed è anche davvero bravo in quello che fa. Dal giorno in cui si è messo in proprio e ha aperto un’azienda, ha fatto affidamento sulle sue capacità personali di fare le cose. Il suo motto è: “nella mia azienda nessuno lo può fare meglio di me”.

E, purtroppo, quello che può fare non è mai abbastanza. Infatti, la sua capacità di fare le cose può portarlo solo fino a un certo punto. Arrivato a quel punto, è inevitabile che sentirà l’esigenza di un’organizzazione aziendale per la quale non era preparato quando ha iniziato questo percorso. 

Arriva un momento in cui non è più possibile avere tutto sotto controllo e mettere le mani in prima persona su tutto quello che succede all’interno della sua impresa.

Il lavoro cresce, in ogni area, non solo quelle dove è richiesto un lavoro tecnico. 

La tentazione irrefrenabile di cercare di tenere tutto sotto controllo porta improvvisamente al burnout

I clienti cominciano a lamentare carenze nel servizio, i dipendenti non eseguono correttamente i loro compiti, la società inizia ad avere problemi di liquidità.

Arrivare ad una situazione del genere può essere travolgente. Si può passare molto tempo a lavorare per porre rimedio all’acqua che l’azienda imbarca da tutte le parti ma senza riuscire ad arginare il problema. È una lotta estenuante all’insegna dello spreco di energie, risorse e denaro.

Ma esiste un modo per affrontare correttamente la situazione.

Lavorare SULLA tua azienda può cambiare tutto

Michael Gerber arriva ad una conclusione tanto semplice quanto rivelatoria: un vero imprenditore lavora SULLA sua azienda, non NELLA sua azienda.

 Per l’imprenditore, l’azienda deve poter operare senza di lui. Per il tecnico, l’azienda opera grazie a lui. Per l’imprenditore, il business è il prodotto finale. Per il tecnico, l’impresa è un luogo dove andare a lavorare ogni giorno.

Nel suo libro l’autore ci invita a pensare in modo imprenditoriale al nostro business come un prototipo per altri 5.000 esattamente uguali. 

In poche parole ci dice che dobbiamo trovare un modo di fare business, attraverso dei processi interni, organizzativi, di marketing, di relazione con il cliente che permetterebbero alla nostra azienda di poter produrre gli stessi identici risultati in 5.000 posti contemporaneamente, senza dipendere da noi in prima persona.

Perché questo accada bisogna iniziare a pensare alla propria attività come qualcosa di completamente separato da noi stessi. 

Lavorare SULLA tua azienda, non solo IN essa, significa costruire un business che opera in modo coerente, redditizio e autosufficiente. Come l’autore stesso del libro dice, è un lavoro duro ma altamente gratificante che permette all’imprenditore, nel tempo, di sostituirsi con le persone giuste, un team in grado di offrire un’esperienza eccezionale al cliente con il supporto dei sistemi da lui ideati e progettati.

Una volta che l’azienda non dipenderà dall’imprenditore per svolgere attività come acquisire clienti, consegnare prodotti o servizi al mercato, gestire il denaro, tenere traccia delle metriche, sviluppare le risorse umane, trattare i clienti nel modo in cui li tratterebbe lui, solo allora l’imprenditore sarà sulla buona strada verso la libertà. Libertà di generare un reddito che sostenga la vita per la quale ha lavorato tanto duramente. Libertà di lasciare le operazioni in mano all’organizzazione, confidando che siano in ottime mani. Libertà, chissà in un futuro, di vendere la proprio azienda ad un prezzo più alto e dedicarsi a qualcos’altro che lo appassiona.

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