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Biomimesi e innovazione: e se le risposte fossero già nella natura?

biomimesi

In passato l’uomo cercava spesso risposte nella natura, osservandola e ispirandosi ad essa.

Oggi, con l’avvento della tecnologia e di città sempre più grandi, ci siamo lentamente
allontanati dalla natura.

Tuttavia, da qualche anno, la scienza sta riscoprendo il potenziale della natura, attraverso
varie pratiche, alcune legate alla sfera del benessere, come il forest bathing, e altre legate
alla sfera tecnologica e di innovazione, come la biomimesi.

Cos’è la biomimesi


La prima che ha utilizzato questo termine è stata Janine Benyus nel 1998 nel libro
“Biomimicry: Innovation Inspired by Nature”.

In realtà, questo è ciò che faceva già Leonardo da Vinci quando progettava macchine volanti
ispirate alle ali degli uccelli: guardare ciò che ci circonda, capire come funziona, ed imitarlo.

La biomimesi è una disciplina che studia i processi biologici, e li usa come fonte di
ispirazione per risolvere problemi complessi nell’ambito di attività e tecnologie umane.

L’obiettivo della biomimesi non è copiare la chimica della natura, ma osservarla, capirla e
trasformarla per accelerare l’innovazione, nel rispetto dell’ambiente.

Uno dei pilastri della biomimesi è infatti trovare soluzioni ispirate dalla natura, con un minore
impatto ambientale rispetto a soluzioni classiche.

Per capire meglio come funziona concretamente, ecco un paio di esempi.


Shinkansen e martin pescatore


Verso la fine degli anni ‘90, il treno ad alta velocità giapponese Shinkansen produceva un
forte rumore sonoro all’uscita delle gallerie, che disturbava gli abitanti, e infrangeva le regole
sull’inquinamento sonoro presenti in Giappone.

Il problema era causato dal passaggio del treno da un elemento (galleria stretta) a un altro
(spazio esterno). L’ingegnere in carica, appassionato di ornitologia, ha osservato che il
martin pescatore quando si tuffa in acqua per cacciare la preda, lo fa senza quasi fare
schizzi, soprattutto rispetto ad altri uccelli o animali della stessa dimensione.

Dopo attenti studi, si è scoperto che la capacità del martin pescatore di passare dall’aria
all’acqua senza fare schizzi è legata alla forma del becco: un becco lungo, stretto e
appuntito, che cresce regolarmente di diametro dalla punta fino alla testa, e che permette di
ridurre l’impatto quando l’uccello tocca l’acqua.

La parte anteriore del treno è stata quindi modificata ispirandosi alla forma del becco del
martin pescatore, riducendo l’impatto del treno con l’aria in uscita dalle gallerie.
Questa modifica ha permesso di ottenere un treno più silenzioso in uscita dalle gallerie, e
allo stesso tempo di ridurre del 15% il consumo elettrico e di guadagnare il 10% della
velocità.


Lexus e farfalle


Un altro esempio, più recente, è stato lo sviluppo di un colore definito “blu strutturale” da
parte di Lexus.

Per ottenere questo colore non è necessario l’uso di pigmenti, bensì un determinato tipo di
struttura superficiale.

I diversi strati di vernice applicati formano una microstruttura che permette la diffrazione
della luce e permette di vedere il colore blu senza l’uso di pigmenti.

Questo meccanismo è ispirato da una particolare specie di farfalla in cui il colore blu delle
ali è dovuto alla struttura anziché alla chimica.

La nanostruttura interagisce con le lunghezze d’onda della luce, e produce l’effetto visivo di
un colore blu brillante.

Una vernice senza pigmenti permette potenzialmente di ridurre l’impatto ambientale, e di
avere un colore stabile e durevole nel tempo.

Questo concetto – creare una microstruttura che interagisca con le lunghezze d’onda della
luce ad uno scopo preciso – può essere utilizzato anche in altri ambiti.

Per esempio, alcuni studi sono in corso per sviluppare superfici che riflettono alcune
lunghezze d’onda per mantenere gli edifici più freschi riducendo il bisogno di aria
condizionata.

Cosa farebbe la natura?

Immaginate ora tutti gli altri problemi che potrebbero essere risolti guardando il mondo
intorno a noi e ponendosi la domanda “cosa farebbe la natura?

Il sito www.asknature.org (in inglese) propone una collezione di informazioni ed esempi
legati alla biomimesi, spiegando sia le strategie biologiche, che le innovazioni ispirate alla
natura e all’approccio biomimetico.

In conclusione, la biomimesi potrebbe aiutarci a trovare soluzioni per un futuro più
sostenibile, senza rinunciare alle performance tecnologiche.

La natura è frutto di 3.8 miliardi di anni di ricerca e sviluppo, perché non impariamo a
conoscerla meglio e ispirarci a lei per le prossime innovazioni?

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