Cambiamenti climatici, intelligenza artificiale, crisi economiche: le problematiche a cui dobbiamo rispondere ogni giorno stanno diventando sempre più complesse.
Anche in azienda, le situazioni stanno cambiando: i progetti sono sempre più evoluti ed internazionali, le soluzioni richieste sempre più diversificate e specifiche. In questa nuova realtà complicata, il ruolo del leader è notevolmente cambiato, ma soprattutto è cambiato il nostro modo di vedere la leadership.
Come afferma Andrea Vitali, Designer di H-FARM ,“le organizzazioni, dalle più semplici alle più complesse, sono reticolati di informazioni ed esperienze mai statici. Ad oggi, i cambiamenti sono continui e solo chi è veramente resiliente sopravvive”.
Come possiamo quindi pensare che un singolo leader abbia tutte le risposte e tutte le caratteristiche per fare la differenza?
La risposta a questa domanda è davanti ad i nostri occhi: “Il CEO da solo non è più in grado di rispondere a tutti i complessi problemi aziendali con soluzioni adeguate. Per trovare soluzioni innovative ci vuole una squadra”.
La squadra, il team devono assumere sempre di più una funzione di leadership. Non ci sono più leader e followers. È l’eterogeneità della squadra, la sola alternativa utile per lo sviluppo di risposte complesse in tempi brevi.
Per spostare il focus dal leader al team, bisogna ripensare al concetto di leadership. Abbiamo bisogno di una vera e propria evoluzione collaborativa delle realtà organizzative pubbliche e private. Le organizzazioni devono diventare leaderful, ovvero creare un ambiente in cui più leader contemporaneamente possano impostare la visione organica del gruppo, condividendo le scelte collettivamente e collaborativamente.
In questa nuova concezione, come afferma Joseph A. Raelin nel suo libro Creating Leaderful Organizations, le decisioni sono prese non più da un’unica persona, ma da chiunque si trovi alla guida in un dato momento.
Ma come si fa a creare un team in grado di trasformarsi in un leader di successo?
La leadership è soprattutto una questione di relazioni: le organizzazioni, anche quelle di natura aziendale, sono composte da una fitta rete di relazioni. Sono gli aspetti sociali che cambiano le modalità in cui sviluppiamo i nostri comportamenti, andando a influire su leadership e collaborazione. Come afferma Stefano Mastrogiacomo, esperto del settore: “Allineamento e sicurezza psicologica sono i presupposti fondamentali di un team. Se non ci capiamo e non abbiamo fiducia, il progetto non va in porto”.
La maggior parte dei problemi derivano dalla mancanza di comprensione. Sono proprio questi “perception gap” che minano la collaborazione. La fiducia è un altro elemento fondamentale: gli esperti di Google la definiscono “imprescindibile per ogni team”. Questo non vuol dire che bisogna per forza piacersi a vicenda, ma che ognuno deve sentirsi libero di esprimersi all’interno di un team senza aver paura di essere giudicato.
Quali sono i primi passi da intraprendere?
Per riuscire a raggiungere una vera leadership collaborativa, le tre parole chiave per impostare al meglio il team sono:
- OBIETTIVO: ogni team deve avere un chiaro obiettivo comune e deve essere condiviso a 360 gradi da tutti i membri. Collaborazione significa anche supportare un team “diversificato” a raggiungere uno scopo comune.
- MOTIVAZIONE: la spinta, l’energia che muove all’azione. Non è misurabile, ma è una forza intrinseca che spinge ad agire.
- REGOLE: questa è una parola che spesso fa paura, ma sono le regole che portano al risultato. Per lavorare bene in squadra è fondamentale che vi sia un metodo chiaro, in cui tutti sappiano qual è il loro ruolo, quali i compiti.
La società è cambiata, noi siamo cambiati, le responsabilità sono sempre più condivise e le scelte devono quindi essere sempre più collaborative.
Super Uomo spostati, è arrivato il Super Team.