Nell’ultimo ventennio l’industria musicale ha cambiato volto: streaming, servizi premium accessibili a tutti e la distribuzione digitale hanno portato l’intero settore a reinventarsi per sopravvivere.
La trasformazione ha riguardato l’intero processo creativo, ma ha anche investito le modalità di distribuzione, fruizione e monetizzazione.
Oggi, con Internet, iTunes, Spotify e YouTube, si può parlare di disruptive innovation nel settore musicale?
Ne abbiamo parlato con Roy Paci, trombettista, cantante, compositore e produttore discografico indipendente italiano.
Roy, tu sei un artista, un musicista, e anche un produttore, proprietario di un’etichetta indipendente, Etnagigante. Ti va di raccontarci com’è cambiata negli ultimi anni l’industria musicale?
I cambiamenti nel comparto musicale sono stati tanti e dirompenti e hanno coinvolto tutta la filiera.
Cassette e CD hanno ceduto il posto al digitale; i vinili si stampano in tirature limitate, per collezionisti. La figura del musicista, dell’artista, è diversa, così come diverso è il suo rapporto con il produttore, poiché cambiano le valutazioni economiche. Sul piatto della bilancia non ci sono più percentuali e royalties, e i costi di registrazione sono notevolmente diminuiti. Tuttavia la diminuzione dei costi non sempre è auspicabile, molto spesso è sinonimo di bassa qualità. Il produttore si è dovuto adeguare ai formati, il pubblico ascolta spesso tramite cellulari, e la commerciabilità è legata alle piattaforme. Il produttore e l’etichetta, si trovano a diventare anche manager dell’artista, investendo su di esso a 360° e cercando di creare hype, intervenendo su settori complementari e strategici: basti pensare alla presenza sui social, ai diritti di sincronizzazione su videogiochi, film, pubblicità. Oggi il ruolo di un’etichetta è molto dinamico e diversificato.
Come inquadrare il rapporto complesso fra musica e tecnologia? Può la tecnologia supportare il mercato musicale, senza metter da parte l’artista e la creatività individuale?
La tecnologia ha fatto saltare tutti gli schemi conosciuti. Ci permette sicuramente di coinvolgere maggiormente il consumatore e molti passi avanti sono stati fatti con lo streaming, con i software, con la gestione tecnologica dei dati. Tuttavia non possiamo pensare che tutte le novità del settore siano innovazioni sostenibili: pensiamo a come le major labels abbiano affidato a piattaforme come Spotify le musiche di un intero catalogo, distruggendo i loro introiti, a lungo termine, e sottostimando l’artista in sé.
Cosa pensi della vigente normativa in ambito musicale? Come si concilia con i cambiamenti? Riesce a supportare l’attività artistica?
La legislazione italiana è obsoleta, le riforme lente e prive di qualsiasi sguardo su best practices vicine, esistenti e già sperimentate. Gli artisti chiedono di essere tutelati: fin quando la musica non verrà considerata cultura, fin quando i musicisti e i music players non verranno considerati lavoratori, e come tali tutelati, non sarà semplice. Inoltre, è inutile che spuntino sovrastrutture, che si aggiungono (non eliminando) le preesistenti: guardiamo a Soundreef… ha davvero cambiato qualcosa?
È sacrosanto che si paghino e si tutelino i diritti d’autore, ma se la burocrazia non viene snellita, se la legislazione non si adegua al contesto, non potrà mai essere agevolata una vera e propria innovazione.
Parliamo dei tuoi progetti innovativi? Raccontaci!
Da quando sono tornato in Sicilia, sto studiando combinazioni inedite e sperimentando soluzioni per superare il problema della mancata internazionalizzazione e del superamento dei confini fisici in musica, concentrandomi sull’area del Mediterraneo.
Etnagigante, la mia etichetta indipendente, che il prossimo anno festeggerà i suoi 25 anni, si è prefissata una mission importante: far circumnavigare i nostri artisti e i nostri progetti, prendendo esempio da quello che già capita nel resto d’Europa. D’altronde, perché Palermo non può essere Barcellona? Stiamo studiando e creando rete: siamo partiti da un restyling della struttura, creando una vera e propria Factory, uno spazio condiviso con tante giovani menti siciliane e non solo, in cui ognuno possa mettere a frutto e a disposizione degli altri i talenti che ha per lo sviluppo del nostro progetto. Per noi di Etnagigante l’artista non è solo un prodotto da spingere nella fase compositiva: è, piuttosto, una persona con un’identità precisa e spesso in costruzione, da affiancare, da far sentire parte di qualcosa di più grande, di una famiglia. La nostra vision è molto precisa: parte da una vocazione artistica, segue la nascita di un’idea, per condividerla, lavorarci insieme e far diventare una proposta di identità etica.
Il futuro della musica fra digitale ed emozioni
La musica è uno strumento potente, di comunicazione ed educazione, tendente per sua natura alla creazione di reti, connessioni, innovazione, all’eliminazione delle barriere. Sebbene la pandemia da Covid-19 stia mettendo a dura prova l’intero comparto, come sottolinea l’IFPI (International Federation of the Phonographic Industry) nel suo rapporto annuale, “la musica ha un significato e un valore duraturi per le persone. All’interno delle culture di tutto il mondo, la musica è strettamente intrecciata al tessuto della vita. Svolge un ruolo insostituibile nel fornire intrattenimento, costruire identità, comunicare sentimenti ed emozioni e offrire sia un’esperienza umana condivisa che altamente individuale”.
La musica, insomma, continuerà ad adattarsi ai cambiamenti, trovando il suo posto nel tempo, fra digitale ed emozioni.